Un felice connubio di storia, arte, ingegneria, architettura, scienza e tecnologia quello che trionfa nella sede del Museo dedicato al genio di Leonardo Da Vinci. Una porta sulle sue intuizioni e meraviglie, ma soprattutto un modo per cogliere la sua passione, l’amore per il sapere, la sfida di indagare ogni sfaccettatura dello scibile umano

Una passione e una profondità di spirito che hanno varcato i confini toscani – per quanto abbia senso parlare in termini geografici davanti ad un genio universale – e, come una caratteristica ereditaria, sono riemerse e hanno trovato terreno fertile in un altro uomo, esattamente nel cinquecentesimo anniversario della sua nascita, avvenuta nel 1452: è Giuseppe Manisco, classe 1952, di Galatone.

Ed è proprio all’età di 52 anni, che la sua vita prende una piega diversa, si arricchisce di nuove emozioni e di insopite curiosità, tutte derivanti dalla lettura e rilettura di un libro ricevuto in dono; le immagini che tanto osserva in quelle pagine sono degli schizzi progettuali e delle idee la cui impressionante modernità stride con il lontano periodo cui risalgono. Allora un’irrefrenabile necessità di approfondire la caleidoscopica mente leonardesca in altre pagine, fino alla voglia di dare forma concreta ai progetti che Leonardo ci ha lasciato su carta.

Nasce così, macchina dopo macchina, una collezione unica per qualità interpretativo – realizzativa, frutto della compresenza di competenze che solitamente albergano in professionisti diversi: non vi è qui perdita di informazioni tra l’interprete dei disegni leonardeschi, il progettista del prototipo reale e il realizzatore dello stesso; cui si aggiunge la quarta funzione di appassionato divulgatore, una qualità fondamentale che fa di una collezione privata un patrimonio universale. Ciò che l’iniziale gruppo di 40 Macchine, oggi quasi raddoppiato, sta rappresentando dal 2009, da quando il Castello di Acaya (Le) gli ha dato ospitalità attirando l’attenzione di migliaia di visitatori e decretando l’inizio di una grande avventura che ha portato questa collezione ad impreziosire già prestigiose location quali il Castello di Argirocastro e l’Accademia delle Scienze di Tirana (Albania), il Villaggio Rinascimentale di Roca Nuova (Le), la Chiesa di San Sebastiano di Lecce, fino a sbarcare oltreoceano presso il Centro Leonardo Da Vinci di Montréal (Canada), per poi rientrare orgogliosamente a casa nel Palazzo Belmonte Pignatelli di Galatone.

Ma i ripetuti successi hanno alimentato un sogno: regalare una propria “dimora” alle oltre settanta Macchine. Quella dimora è adesso realtà palpitante nel centro storico di Galatone, un luogo suggestivo i cui ambienti raccontano ancora una volta di lavoro e di passione: è la storia che magicamente si ripete e che attende trepidante di essere svelata a chi ne è assetato.

Testi: Jenny Manisco

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